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L’unica cosa libera sono i prezzi. Nelle nostre terre, Adam Smith ha bisogno di Mussolini. Libertà degli investimenti, libertà dei prezzi, libertà dei cambi: quanto più liberi si muovono gli affari, tanto più in catene è la gente. La prosperità di pochi maledice tutti gli altri. Chi sa di una ricchezza che sia innocente? In tempo di crisi, non diventano conservatori i liberali e fascisti i conservatori? Al servizio di chi compiono il loro dovere gli assassini di persone e paesi? Orlando Latelier scrisse sul “The Nation” che l’economia non è neutrale, ed i tecnici tantomeno. Due settimane dopo, Latelier saltò in aria in una via di Washington. Le teorie di Milton Friedman implicano, per lui il Premio Nobel, per i cileni Pinochet. Un ministro dell’economia dichiarava in Uruguay: “La disuguaglianza nella distribuzione delle rendite è ciò che, alla lunga, genera il risparmio.” Allo stesso tempo, confessava che gli faceva orrore la tortura. Ma come si può preservare questa disuguaglianza se non a colpi di picana elettrica? La destra ama generalizzare. E generalizzando si assolve.

Sospetteranno, Bergman o Antonioni, che l’inflazione ha qualcosa a che vedere con l’incomunicabilità umana? Dal primo numero della nostra rivista, il prezzo si è moltiplicato quaranta volte. Il costo di una pagina nuda è sempre più alto del prezzo della pagina stampata; e non abbiamo inserzioni per compensare, a causa del sabotaggio da parte delle imprese e delle agenzie di pubblicità. Per chi scriviamo quel poco o niente che ci permettono di dire? Questo finisce per essere ogni giorno di più il dialogo di due persone silenziose.

(Eduardo Galeano, “Dia y noche de amor y de guerra”, 1978)