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21Feb2012
Era nel mondo un figlio
e un giorno andò in Calabria:
era estate, ed erano vuote le casupole,
nuove, a pandizucchero,
da fiabe di fate color della fame.
Vuote. Come porcili senza porci,
nel centro di orti senza insalata,
di campi senza terra,
di greti senza acqua.
Coltivate dalla luna, le campagne.
Le spighe cresciute per bocche di scheletri.
Il vento dallo Jonio scuoteva paglia nera
come nei sogni profetici:
e la luna color della fame
coltivava terreni che mai l’estate amò.
Ed era nei tempi del figlio
che questo amore poteva cominciare,
e non cominciò.
Il figlio aveva degli occhi di paglia bruciata,
occhi senza paura,
e vide tutto ciò che era male:
nulla sapeva dell’agricoltura,
delle riforme, della lotta sindacale,
degli Enti Benefattori, lui
ma aveva quegli occhi.
Ogni oscuro contadino aveva abbandonato
quelle sue casupole nuove
come porcili senza porci,
su radure color della fame,
sotto montagnole rotonde
in vista dello Jonio profetico.
Tre millenni passarono
non tre secoli, non tre anni,
e si sentiva di nuovo nell’aria malarica
l’attesa dei coloni greci.
Ah, per quanto ancora, operaio di Milano,
lotterai solo per il salario?
Non lo vedi come questi qui ti venerano?
Quasi come un padrone.
Ti porterebbero su dalla loro antica regione,
frutti e animali, i loro feticci oscuri,
a deporli con l’orgoglio del rito
nelle tue stanzette novecento,
tra frigorifero e televisione,
attratti dalla tua divinità.
Tu, delle Commissioni Interne,
tu della CGIL, divinità alleata,
nel sicuro sole del Nord.
Nella loro Terra di Razze Diverse,
la luna coltiva una campagna
che tu gli hai procurata inutilmente.
Nella loro Terra di Bestie Famigliari,
la luna è maestra d’anime
che tu hai modernizzato inutilmente.
Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere
è un vento che cambia corso, nel cielo.
Soffia ora forse dall’Africa
e tu ascolta ciò che per grazia il figlio sa.
Se egli poi non sorride
è perché la speranza per lui
non fu luce ma razionalità.
E la luce del sentimento
dell’Africa, che d’improvviso
spazza le Calabrie, sia un segno
senza significato,
valevole per i tempi futuri!
Ecco: tu smetterai di lottare per il salario
e armerai la mano dei Calabresi.
Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri,
su navi a vela e a remi.
Saranno con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame.
Porteranno con sé i bambini,
e il pane e il formaggio,
nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini,
sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci asiatici,
e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno a Napoli,
e da lì a Barcellona, a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
Essi sempre deboli
Essi sempre timidi
Essi sempre infimi
Essi sempre colpevoli
Essi sempre sudditi
Essi sempre piccoli
Essi che non vollero mai sapere
Essi che ebbero occhi solo per implorare
Essi che vissero come assassini sotto terra
Essi che vissero come banditi in fondo al mare
Essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo
Essi che si costruirono leggi fuori dalla legge
Essi che si adattarono a un mondo sotto il mondo
Essi che credettero in un Dio servo di Dio,
Essi che cantavano ai massacri dei re
Essi che ballavano alle guerre borghesi
Essi che pregavano alle lotte operaie
deponendo l’onestà delle religioni contadine,
dimenticando l’onore della malavita,
tradendo il candore dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì dagli Occhi Azzurri
usciranno da sotto la terra per uccidere
usciranno dal fondo del mare per aggredire
scenderanno dall’alto del cielo per derubare
e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere,
prima di giungere a Londra per insegnare a essere liberi,
prima di giungere a New York per insegnare come si è fratelli,
distruggeranno Roma e sulle sue rovine
deporranno il germe della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno su come zingari verso nord-ovest
con le bandiere rosse di Trotzky al vento.
(Pier Paolo Pasolini, “Profezia”, 1964)