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21Feb2012
La carriera politica mira a fornire un “potere sessuale”, che è l’unico, autentico obiettivo di quell’attività; e si ricorda, con pertinenza, che gli antropologi hanno accertato che, tra i gorilla, la cui maestà ha innegabilmente un che di politico, il capo detiene praticamente la totalità delle femmine del gruppo. Ora, è ovvio che codesto potere sia destinato a suscitare invidia tra i maschi meno fortunati politicamente; impiegati che, non possedendo altro che le mappe della metropolitana di Mosca, possono solo aspirare a professoresse di lingue con due lauree, o al più a giovani poetesse, portano rancore a quel loro maschio ministro; donde quei conflitti che movimentano la vita di tutte le tribù, politiche o meno. Le dimissioni imposte a due uomini politici inglesi, colpevoli di uso incautamente festoso dei genitali, propri e di donne non legalmente garantite, ripropongono la necessità di regolare, per puro fair play, il modo di usare quelle parti del corpo a seconda del grado sociale e politico ricoperto. Mi pare impossibile che la nostra Gazzetta Ufficiale non abbia provveduto. Ad esempio, non sarebbe bene arrivare ad una regolamentazione europea “dei diritti e doveri sessuali dei potenti”? Se in Italia le cose non vanno come si deve, non sarà tutta colpa di una certa permissività sessuale che può aver contaminato le alte sfere?
(Giorgio Manganelli, “Lunario dell’orfano sannita”, 1973)