Laura Caparrotti e Donatella Codonesu hanno organizzato una serie di spettacoli con interpreti italiani e italoamericani che, a partire dall’11 giugno, si potranno vedere non solo a Manhattan ma anche a Brooklyn, Queens, Bronx e Staten Island. La Voce di New York ha intervistato le due ideatrici-attrici-registe subito dopo un’anticipazione andata ieri in scena a Governors Island
Una scena della recita di ieri a Governors Island @Andrea Picchio
In Scena è il primo festival di teatro italiano a New York. Un progetto ambizioso, impegnativo, che crea finalmente una corrispondenza tra i due paesi. Nasce dall’idea e dalla passione viscerale per il teatro di due donne, molto diverse ma assolutamente complementari: Laura Caparrotti e Donatella Codonesu.
Laura dai mille volti: attrice, regista, regina del mood veloce e cosmopolita newyorchese. Donatella l’osservatrice: abile a comunicare e a tradurre il gesto in parola con chiarezza ed efficacia.
Sono loro le autrici dell’ architettura intrigante di questa rassegna teatrale, che valorizza compagnie italiane di talento le quali si esibiranno nei prossimi giorni davanti al pubblico di New York.
Si va IN SCENA dal 10 al 20 giugno, nei cinque distretti della città, che ha messo a disposizione della manifestazione teatri e spazi pubblici di grande prestigio.
Il tema di questa prima edizione è il viaggio, inteso come ponte immaginario tra la cultura italiana e quella americana. Si offre la visione a tratti originale e curiosa che gli abitanti di un paese hanno degli altri.
Ho incontrato Laura e Donatella. A poche ore dal debutto dell’11 giugno, seguono i ragazzi del progetto “Voci nel deserto” che domenica pomeriggio hanno offerto ai divertiti visitatori di Governors Island una performace originale e di alto valore etico.
Laura come è nata l’idea di un festival di teatro italiano a New York? Credi che ci saranno altre edizioni?
“E’ una mia vecchia idea o meglio un sogno, diciamo. Sono anni che penso che il nostro teatro meriterebbe un Festival cosi come lo hanno le altre nazioni. In passato sono stati fatti dei tentativi, ma era ormai da tanto che non esisteva piu’ nulla in merito. In piu’, ho sempre pensato che il teatro non dovesse arrivare solo a Manhattan. New York, quella che tutti amiamo, è fatta di cinque distretti, tutti molto interessanti, abitati da gente diversa, proveniente da culture diverse, direi molto intrigante come pubblico. Mi sono detta: perché solo i fortunati che frequentano Manhattan devono conoscere il nostro magnifico teatro italiano? Stiamo lavorando sodo affinchè ci siano altre edizioni del Festival, piu’ articolate e con piu’ offerta. Desideriamo che questo divenga un punto di riferimento per le compagnie e gli artisti italiani, qui a New York ed in Italia”.
Donatella, visto che tu sei la componente organizzativa italiana del festival, quanto è importante un’iniziativa come questa nell’anno in cui si celebra la cultura italiana negli States?
“E’ fondamentale per il teatro italiano in toto, in quanto il festival è una vetrina e mira ad esserlo regolarmente anche in futuro, a partire dall’Opening night che sarà una celebrazione del nostro teatro e di alcune sue ‘perle’. Ma è anche molto importante per New York, pubblico e addetti ai lavori, perché un’occasione unica per avere una panoramica di artisti e testi mai arrivati a in città o addirittura in America”.
Laura, New York è la città del musical, della recitazione. Per una compagnia italiana debuttare nella grande mela è un importante traguardo. Nonostante il teatro italiano sia ricco e prestigioso di autori, e anche di grandi attori, perchè lo si avverte sempre sofferente? Con la sua esperienza ventennale di teatro a NY ci indichi una ricetta per rivitalizzare il teatro italiano.
“Semplice, semplicissimo! Bisogna capire che il teatro fa bene alle persone! Una persona che frequenta il teatro, sia come spettatore che come attivo protagonista, cresce, si migliora, e spesso scopre le infinite possibilità che ha. La ricetta dipende dal luogo. In Italia dovrebbero smetterla di tagliare i fondi alla cultura, al teatro in particolare. Bisogna iniziare a credere che la recitazione è un vero e proprio lavoro per chi lo fa e una necessità per chi ne usufruisce”.
Donatella, secondo quale criterio avete scelto le compagnie teatrali?
“L’idea di partenza è quella di dare una visione di quanto accade in italia in campo teatrale. In questa prima edizione abbiamo definito come tema conduttore quello del viaggio, intesto come del link fra culture, e su questo abbiamo selezionato tre spettacoli che fossero significativi. Così arrivano a NY Solo Anna, sulla vita della Magnani, prima attrice non americana a vincere un Oscar, e la sua amicizia con Wiliams; Niuiòrc Niuiòrc, basato su un diario di viaggio di un italiano a NY; Jennu brigannu, testo in calabrese sul brigantaggio e l’emigrazione. Accanto a questi, presentiamo il progetto di teatro civile Voci nel Deserto, che da quattro anni ha una discreta risonanza in Italia”.
Ed è proprio il progetto artistico Voci nel deserto che apre il prefestival in una frizzante lettura di frammenti di testi scritti da autori del passato che risultano di assoluta attualità. Sono ragazzi vestiti in bianco, che riescono a calmitare l’attenzione dei passanti e magari, perche’ no, a svegliare in loro la coscienza su temi di democrazia, etica, o sul ruolo delle donne.
Sono giovani italiani ed italoamericani: Carlotta Brentan, Francesco Andolfi, Ilaria Ambrogi, Jacopo Rampini, Ilaria Amadasi, Amy Quint, Lorenzo Pozzan, Irene Turri, Lenny Ciotti, Nicole Cimino, Serena Pallottini, Giulia Bisinella.
È tardo pomeriggio, ormai tempo di tornare sulla terra ferma, ma dall’11 giugno signori e signore: tutti IN SCENA!!!
info www.inscenany.com
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